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Questioni filosofiche e punti di vista etici emergenti in uno scenario di trapianto di testa

Messaggio da leggereInviato:giovedì 5 maggio 2016, 20:47
da Yuri Tedesco
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Come abbiamo letto nell'ultimissimo articolo pubblicato su ingegneriabiomedica.org, il neurochirurgo italiano Sergio Canavero ha intenzione di eseguire nel 2017 il primo trapianto di testa umana, con una forte confidenza nel successo complessivo dell'operazione.
Nel suddetto articolo si spiega che una fase imprescindibile per il reale e completo successo dell'intervento di trapianto di testa è la fase riabilitativa, che a valle di un'operazione chirurgica tecnicamente ben riuscita, dovrebbe garantire una connessione quanto più funzionale possibile tra corpo ospitante e testa. Sarà necessario infatti "riconfigurare" le connessioni cerebrali per farle integrare in maniera sana su di un corpo diverso dall'originale. Nei meccanismi di apprendimento motorio, per esempio, già dai primi giorni di vita di un individuo le connessioni si stabilizzano, ripetendo i movimenti, proprio per mezzo di feedback tra il cervello e il resto del corpo, in un'unità morfo-funzionale.

Certamente la grande preparazione medica dell'equipe di esperti guidata da Canavero fa ben sperare sull'attenzione rivolta agli aspetti più tecnici, ma la questione dell'unità morfofunzionale cervello-corpo e del benessere psico-fisico della persona sottoposta all'intervento fa emergere anche problemi di carattere etico e filosofico.

Ho pensato quindi di scrivere una breve relazione (senza alcuna pretesa di esaustività) che fornisse un elenco di visioni esistenti sull'argomento e di spunti di riflessione per il lettore che inevitabilmente sarà portato a domandarsi quale sia (e se esiste) la sede dell'identità di una persona, in particolare se quest'ultima risieda nel cervello e se sia quindi "trasferibile" .

  • "Io sono il mio cervello (se il cervello non spiega chi siamo, chi o cosa lo spiega?)"
    [ Il seguente passaggio è stato adattato da:
    Neurofobia - Chi ha paura del cervello, Aglioti S.M., Berlucchi G., 2013, Raffaello Cortina Editore,pgg. 121-126 ]

    Ogni uomo è un corpo e ha un corpo. Essere un corpo significa essere un'individualità biologica caratterizzata da uno specifico assetto ereditario (il genotipo) e da altrettanto specifiche caratteristiche strutturali e funzionali (il fenotipo). L'individualità biologica è proprietà di tutti gli esseri viventi, e si manifesta a tutti i livelli della corporeità.
    [...]
    Essere un corpo significa possedere un'individualità biologica, possedere e sapere di avere un corpo significa avere un'indentità personale. Il concetto di identità personale include quello di identità biologica, ma è più ampio perchè include anche le caratteristiche mentali dell'individuo. Un individuo con un'identità personale è un individuo dotato, almeno potenzialmente, di una mente caratteristicamente umana, autocosciente e capace di esprimersi e comunicare tramite il linguaggio.
    [...]
    Per le Neuroscienze ciò che può definire al meglio l'identità personale non è la continuità di una particolare vita mentale, ma ciò che la realizza materialmente: la continuità dell'attività di un cervello unico e particolare. Questo modo di pensare è ormai condiviso anche da molti filosofi. Negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso la medicina ha lanciato la pratica dei trapianti terapeutici di organi come il rene, il fegato e il cuore. Due anni dopo il primo trapianto di cuore da uomo a uomo, il filosofo Puccetti (1969) argomentò che mentre il trapiantato di cuore ovviamente non acquisisce le caratteristiche psicologiche del donatore e dopo il trapianto resta la stessa persona, un ipotetico trapianto di cervello trasferirebbe la mente e l'dentità personale del donatore all'accettatore:« Where goes a brain, there goes a person »( « La persona va dove va il cervello » ) .

    La proposta che l'identità personale sia uguale all'identità mentale, che l'identità mentale sia uguale all'identità cerebrale, e che, per proprietà transitiva, l'identità personale sia uguale all'identità cerebrale, si esprime nell'affermazione "Io sono il mio cervello".

  • ambito Neuroimaging

    Stante gli ultimi progressi nell'imaging DTI e i conseguenti avanzamenti degli studi sulle connessioni cerebrali, la sopraccitata affermazione "Io sono il mio cervello" si potrebbe particolarizzare nella forma:
    "Io sono il mio connettoma" (al link evidenziato, il TED talk dall'omonimo titolo, di Sebastian Seung).

  • ambito Filosofia della Mente: Il dualismo mente-corpo

    Nella Filosofia della Mente, uno dei più accesi dibattiti è costituito proprio dal cosiddetto "Dualismo mente-corpo" (o mente-cervello, mente-materia) .
    Sinteticamente, il dualismo mente-corpo afferma che nè la mente nè la materia possono essere ridotte una all'altra, essendo due categorie (ontologicamente, direbbero i filosofi) separate.
    I sostenitori di tale dualismo si oppongono pertanto al materialismo in generale.
    [ Si veda anche: Bioingegneria della Mente, Biondi E. (a cura di), 2006, Pàtron Editore, parte terza, sez. Gli aspetti filosofici della mente, Manzotti R., Tagliasco V., §1.Il problema mente-corpo, pgg. 146-152 ]

  • "Oltre il confine del corpo?"

    [ Il seguente passaggio è stato adattato da:
    Bioingegneria della Mente, op.cit., parte terza, sez. Se questa è una mente, Bonito Oliva R., §4.Confini e spazi della mente, §5.Oltre il confine del corpo, pgg. 137-139 ]

    Non è originale affermare e ricordare che tutto quanto tocca la sfera della mente umana pesca in una profondità di dati biologici, filogenetici, ricordi, pulsioni, tensioni, simboli, miti che entrano in gioco nella specifica risposta nel contesto ontogenetico. Questa profondità è stata spesso richiamata per riaffermare l'irriducibilità della mente al cervello, al corpo, per sottolinearne l'opacità resistente a ogni tentativo di una sua riconduzione a una rete di connessioni e interazioni. Che la si chiami sfondo, memoria inconscia, automatismo, ciò non toglie che l'attività mentale presenta uno spessore in cui sono e si stratificano contenuti, articolazioni e diramazioni che nessuna mappa o circuito può ridurre se non sacrificandone la motilità e l'elasticità. Nella ricerca è subenrata perciò l'attenzione a un territorio non delimitabile alla scatola cranica e ai circuiti e alle sinapsi cerebrali, senza per questo volgersi alle spalle o oltre il cervello umano [...]
    Ogni attività mentale non può essere isolata dalla complessa interazione tra attività cerebrale, sopravvivenza, salute corporea e rapporti con altri e con l'ambiente. Ogni passaggio di questa circolarità aperta ha una quantità e qualità di movimenti e processi che vanno molto al di là di ciò che nell'esperienza di sé e del mondo possa essere indicato a partire dall'assunzione di un centro di irradiazione, assunto come coscienza, Io, mente, cervello o altro.

  • nelle antiche filosofie e tradizioni orientali
    , qualsiasi modo di pensare dualistico viene fortemente rigettato.
    Per tale motivo, rispetto al dualismo proposto tra mente e corpo, la posizione delle tradizioni orientali è in netto contrasto. Basti pensare a discipline con una visione olistica, come lo Yoga o il Tai Chi, che pongono particolare rilievo sull'unità psico-fisica della persona. Da menzionare è anche il concetto di chakra (spesso profanato da interpretazioni moderne irrispettose della tradizione), secondo il quale vi sono delle sedi corporee distinte dalla testa/cervello, in cui si concentrano qualità dell'individuo che la scienza occidentale deputa all'organo cerebrale.
  • Critiche di ordine etico mosse da altri studiosi nei confronti del trapianto proposto da Canavero
    Chiudiamo notando come l'interpretazione orientale e in generale la visione dell'unità psicofisica sia sostanzialmente in accordo con la critica mossa da Anto Čartolovni e Antonio G. Spagnolo, nell'articolo "Ethical considerations regarding head transplantation", sulla rivista Surgical Neurology International, nel quale articolo gli autori asseriscono:
    « Partendo dalla presupposizione che trapiantando la testa con un cervello si trapianterebbe automaticamente l'intera persona con la sua mente, personalità e coscienza, Canavero porta avanti una visione meccanicistica della persona umana. A dispetto della sua visione, le moderne scienze cognitive mostrano che la nostra cognizione è una cognizione incorporata, dove il corpo è una parte reale nella formazione del Sè umano. Pertanto, la persona incontrerebbe enormi difficoltà ad incorporare il nuovo corpo nel suo preesistente schema corporeo e nella sua immagine corporea, con forti implicazioni sull'identità umana. Persino le memorie del ruolo svolto dal precedente corpo nella creazione dell'identità del soggetto incontrerebbero possibili conflitti con un nuovo corpo dato da donatore, perchè l'identità rifletterebbe se stessa nella corporeità che non esiste più. »

Mi auguro che questo thread possa arricchirsi con i contributi di chiunque sia interessato alle questioni sopra esposte e anche ad ampliare la veduta complessiva (nei limiti della pertinenza alle questioni etiche sul trapianto di testa e/o al problema mente-corpo).
Ciao! ;)

Re: Questioni filosofiche e punti di vista etici emergenti in uno scenario di trapianto di testa

Messaggio da leggereInviato:giovedì 5 maggio 2016, 22:32
da g.pinto1
Buonasera, premetto di studiare psicologia clinica, perciò per quanto riguarda la questione sui pro e contro a livello anatomico non è di mia competenza o meglio ci sono persone più esperte che possono addentrarsi nella questione.
Da psicologa mi viene da dire che è stato proprio Cartesio il primo a distinguere la mente dal cervello. Ebbene si, due entità distinte ma non seprate. Se posso descrivere un comportamento in termini prettamente meccanici allora noi psicologi ci facciamo da parte e lasciamo il posto alla fisica. A mio avviso un fenomeno sfugge alle scienze meccaniche: la mente. Con questo voglio adottare una visione interazionista dove mente e corpo sono legati. Attraverso il nostro corpo corrono tanti messageri che portano informazioni per i nostri sensi, mediando interazione mente-corpo. Con questo voglio appunto affermare che un trapianto di testa non cambierà in toto una persona. Perché i "messaggeri" rimangono gli stessi cambia solo colui che riceve i messaggi, il quale presto entrerà in relazone con questi in modo da diventare intimamente legati.
Spero di essere stata chiara dato che purtroppo si tratta di un argomento che va avanti da ancora prima di Cartesio, il primo in assoluto fu Platone. Rimane ancora una questione irrisolta ma questo articolo ne è spunto per poterne riparlare.

Re: Questioni filosofiche e punti di vista etici emergenti in uno scenario di trapianto di testa

Messaggio da leggereInviato:lunedì 9 maggio 2016, 17:47
da Yuri Tedesco
Ciao g.pinto1, non ero a conoscenza dell'approccio interazionista in psicologia.
Quando affermi che:
un trapianto di testa non cambierà in toto una persona. Perché i "messaggeri" rimangono gli stessi cambia solo colui che riceve i messaggi, il quale presto entrerà in relazone con questi in modo da diventare intimamente legati.
intendi quindi dire che secondo te con un'adeguata riabilitazione/rieducazione, la persona la cui testa sia stata "attaccata" su di un nuovo corpo, potrà sentirsi di nuovo pienamente se stessa?

Re: Questioni filosofiche e punti di vista etici emergenti in uno scenario di trapianto di testa

Messaggio da leggereInviato:lunedì 9 maggio 2016, 22:22
da g.pinto1
Ciao Yuri. Ebbene si, io sono fedele a Cartesio e all'approccio in sé.
Secondo me si può fare. Con un'ottima riabilitazione, anzi meglio dire rieducazione, la persona tornerà come prima. Anche con l'aiuto delle persone care in primis.

Re: Questioni filosofiche e punti di vista etici emergenti in uno scenario di trapianto di testa

Messaggio da leggereInviato:martedì 10 maggio 2016, 16:00
da Yuri Tedesco
Ho capito, grazie per il tuo contributo.
Aspettiamo altri punti di vista e spunti di riflessione sull'argomento!

Re: Questioni filosofiche e punti di vista etici emergenti in uno scenario di trapianto di testa

Messaggio da leggereInviato:giovedì 12 maggio 2016, 13:39
da Gaetano Moceri
Ciao Yuri. Ebbene si, io sono fedele a Cartesio e all'approccio in sé.
Secondo me si può fare. Con un'ottima riabilitazione, anzi meglio dire rieducazione, la persona tornerà come prima. Anche con l'aiuto delle persone care in primis.
Io tendenzialmente sono d'accordo con te. Ma credo che tutta questa storia sia un'enorme montatura pubblicitaria!

[approfondimento-digressione]: sulla negazione del dualismo mente-corpo

Messaggio da leggereInviato:sabato 14 maggio 2016, 15:21
da Yuri Tedesco
nelle antiche filosofie e tradizioni orientali, qualsiasi modo di pensare dualistico viene fortemente rigettato.Per tale motivo, rispetto al dualismo proposto tra mente e corpo, la posizione delle tradizioni orientali è in netto contrasto.
[...]si tratta di un argomento che va avanti da ancora prima di Cartesio, il primo in assoluto fu Platone.
Solo per chi fosse particolarmente interessato ad un approfondimento sulla visione buddhista del corpo, vorrei segnalare un link ad un articolo uscito un paio di giorni fa sul magazine "Lion's Roar".
Eccone un estratto, e alla fine, il relativo link.

«One of the deepest themes in Western philosophy, beginning with Plato, is that the world of appearance isn’t real. So the job of the intellect, its spiritual assignment, was to carry us beyond this corrupt physical world to a perfected world of nonmaterial form, purely mental or spiritual. This was seen as the task of philosophy and religion until the twentieth century, when phenomenology, perhaps in part under the influence of Buddhism, which never did have a mind/body split, began to break it down. »


http://www.lionsroar.com/what-is-your-body-july-2013/

articolo recente uscito su Neuroethics: "Head Transplants, Personal Identity and Neuroethics"

Messaggio da leggereInviato:domenica 15 maggio 2016, 11:53
da Yuri Tedesco
segnalo questo articolo molto recente uscito sulla rivista Neuroethics, dal titolo: "Head Transplants, Personal Identity and Neuroethics".

link: http://link.springer.com/article/10.100 ... 015-9245-4



anteprima Abstract :

The possibility of a human head transplant poses unprecedented philosophical and neuroethical questions. Principal among them are the personal identity of the resultant individual, her metaphysical and social status: Who will she be and how should the “new” person be treated - morally, legally and socially - given that she incorporates characteristics of two distinct, previously unrelated individuals, and possess both old and new physical, psychological, and social experiences that would not have been available without the transplant? We contend that this situation challenges linguistic conventions and conceptual binaries (“part-whole”), and calls into question the major philosophical approaches to personal identity: animalism and reductionism. [...]

;)