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By Antonio Dumitru
#1094
Allora ragazzi, scrivo questo post un po’ come un grido.
A breve mi toccherà prendere una decisione e non so ancora cosa scegliere o meglio, ho lo schema mentale preciso, ma non ho le informazioni con cui concretizzare la scelta.


Mi chiamo Antonio, ho 26 anni mal portati e mi sto laureando in tempo come Audioprotesista.
Prima di arrivare a questa laurea, ho “perso” 3 anni al poli, sostanzialmente per aver avuto la testa altrove : uscire, bere, fare cazzate. :roll:
E’ arrivata gelida la prima sessione e lì ho capito di aver perso il treno. Frustrazione, crisi, ecc.
Nei mesi a venire le cose si sono fatte ancora più difficili: altri corsi da seguire, più esami da dare, lacune da colmare. In più ha iniziato a pesarmi che non avevo un gruppo di amici con cui scambiare appunti, crisi, sostegno.
Per non farla più lunga di quanto serve, mi sono trovato in melma.
Poi ho preso la strada di audioprotesi e mi sto laureando in tempo, avendo anche lavorato per la metà del tempo. :mrgreen:

Per mantenere un’analogia con l’ingegneria, si potrebbe dire che l’audioprotesista è uno specialist di prodotto, con la differenza che non ha il bagaglio di conoscenze per poterlo essere su una qualsiasi branca della vita, ergo qualsiasi dispositivo ma solo su un piccolo segmento, quello dei dispositivi per l’udito. Principalmente apparecchi acustici.
In quanto professione sanitaria, in teoria potrebbe dare accesso sia al pubblico che al privato. Nella pratica, per una serie di motivi politici e lavorativi, il 99% degli audioprotesisti lavora in privato, mentre l’audiometrista lavora nel pubblico.
Ci sono ancora delle piccole branche, non uniche, non rare, ma piuttosto mitologiche.
Nel senso che si entra per una concatenazione di eventi, ne cito alcune aletoriamente:
-Il lavoro all’albo, quindi il ramo istituzionale. Non lo commento, ma la possibilità di entrare qua è come lanciare una moneta e aspettarsi che cada di lato. In più non mi attrae.
-Il lavoro per le ditte che producono strumenti per la branca, es. strumenti di misurazione. Si tratta o di lavoro in sede o in rappresentanza territoriale (formatori aziendali, sviluppatori prodotto su lati non ingegneristici, calibrazioni sul territorio, vendite, distribuzioni intermediarie non al dettaglio)
-lavorare per le ditte di impianti cocleari. Rientrerebbe sopra ma è un ambiente talmente particolare, che vale trattarlo separatamente.

Io per questi ultimi ho un mio interesse, anche per via del fatto che sono bimodale, ho cioè da una parte apparecchio acustico e dall’altra sono impiantato con un impianto cocleare.
Ora, quando l’ambiente era al momento zero, in queste branche mitologiche si entrava o per merito o per volersi sbattere un po’ di più con livelli di complessità sopra la media. Non era per tutti, mettiamola così.
Nel tempo, gli ospedali sono andati in saturazione ed è stata bersagliata ogni branca che desse la sicurezza di campare.
Per una serie di ragioni, economiche e non solo ma che non ha senso sviluppare qua, le ditte di impianti guardano maggiormente agli audiometristi, meglio se con doppia laurea, infatti per poter lavorare con impianti o entri nel pubblico in un’ospedale che tratta l’argomento o ti fai assumere direttamente dalla ditta e fai il mappatore+figura che si interfaccia con l'azienda sanitaria, eventualmente fornisce pezzi di ricambio.
Questo è al meno in teoria possibile già con la triennale audiometria/audioprotesi. Nel mio caso che sono audioprotesista, diciamolo pure, passando quasi necessariamente per audiometria.
In alternativa con un master in impianti cocleari, verosimilmente a spesa mia o con un corso aziendale “interno”.
In grosso modo le conoscenze sono le stesse del master, con la differenza che non lo pagheresti tu e che il master tratta per esplicito i 4 brand mondiali , mentre l’azienda ti forma, giustamente solo rispetto al suo.
Già che un audioprotesista faccia audiometria è raro, perché sul piano monetario non si muore (o meglio, non si moriva) di fame, complice anche il fatto che al meno fino ad ora audioprotesi ha goduto di uno status particolare, una sorta di “monopolio” per cui soltanto tu puoi applicare quel determinato dispositivo medico.
Sì, questo implica un certo senso commerciale ma alla quasi totalità dei colleghi questo non crea problemi, anzi.
Infine, ci sarebbe una terza strada per poter lavorare con impianti, quella più laboriosa ma che porta anche soddisfazioni maggiori, e ti darebbe un vantaggio competitivo pressoché imbattibile, nel mio caso dato da audioprotesi+biomedica.

C’è poco da fare, un ingegnere che si rispetta, SA. Punto.
Ho proprio notato che l'ingegnere gode un bel po’ di rispetto e stima, al meno rispetto all’audioprotesista e all' audiometrista .
Non è poi nemmeno così raro che quando parla un ingegnere che sa il fatto suo, prende appunti anche il medico.
Oltre al mio interesse per gli impianti, ci sarebbe un’ulteriore fattore che mi spinge a considerare di consolidare la mia formazione.
Nell’ambiente già da un po’ di tempo si parla +- sottovoce di alcuni cambiamenti maggiori che arriveranno di certo.
Sì era soliti dire “sì, ma tra 10 anni, sì ma tra 15”. Invece parte di essi succedono già e gli altri potrebbero arrivare tra un mese o tra un anno. Parlo di colossi come amazon, Costco, ecc che potrebbero attaccare il mercato europeo non solo sul lato merceologico, ma anche a livello di legislazione, quindi spingendo verso una distribuzione “da banco” del dispositivo medicale, o subentrare in modo agressivo con dispositivi simili ma diversi se molto poco sotto la definizione formale di dispositivo medicale, cosa che basterebbe per non inquadrare tali dispositivi come "medici", ma che nella realtà farebbe nascere una classe di dispositivi troppo vicina alla precedente. Quindi cambierebbe la dinamica di mercato.
Cosa alla quale non è impossibile sopravvivere però ecco, andrebbe a farsi salutare quel poco che c’era di attraente e sinceramente non ho voglia che una modifica così radicale possa subentrare proprio quando devo arrivare io.
Morale della favola, devo consolidare il mio sapere e devo avere maggiore valore io come singolo, quindi mi tocca scegliere e anche con una certa velocità le seguenti:

1) A monte di tutto devo decidere se giocarmela tra "non studio più", ma lavoro e “mi sistemo”. Quando e se arriverà il male o sarò sistemato o vedrò cosa fare.
Per fortuna so rispondere e la risposta a questa domanda è “SI, continuo”. Mi tocca però decidere come e quando.
2) Se studiare subito con un part a 50-75% e nel mentre fare audiometria (18 mesi)
L’unico contro, relativo sarebbe a confronto con lo scenario in cui lavorerei in full, andando a perdere minimo sui 6-7k. distribuiti su 18 mesi. Non che m'importi molto ma è soltanto per dire che la cosa non succede propriamente a costo zero.
3) Se lavorare al 100% per un anno e mettere soldi da parte e poi fare ingegneria tranquillo.
Prima che vi parta il colpo di bastone lasciatemi spiegare come mai.
E’ uno scenario da prendere in calcolo per due grosse ragioni: ingegneria già di suo è difficile, se poi ci lavori è facile o che mandi a stendere o che ti allunghi.
Facciamo per ipotesi che la triennale la fai in 5 anni lavorando?
Bene, potresti farcela in 3 non lavorando, non solo per un discorso di tempo, ma anche di serenità. Specie perché la farei non per il titolo, ma per il sapere.
Comunque va argomentato anche il lato opposto: mettiamo che non sono all’altezza da punto di vista intellettuale: significherebbe comunque “bloccarmi” altre carriere per 3-5 anni. Carriere dove so di potercela fare es. audiometria.
4) Se lavorare per fare esperienza, metodo, tecnica, preparandomi il terreno per il master.
Fortunatamente anche a questa quarta domanda so rispondere.
La triennale di audiometria e audioprotesi sedimentano il sapere in modo poco strutturato.
E’ abbastanza sciocco finire gli studi e buttarsi subito sul master, anche perché non necessita in primis “conoscenze fresche”, ma piuttosto essersi sporcati le mani e aver consolidato la tecnica e la pratica giornaliera. A questo si aggiunge anche il discorso covid, infatti questo master è pratico. Rischiare di farlo online sarebbe davvero una chance buttata al cesso.
In realtà c’è qualcuno che ha colto al balzo il covid e lo ha fatto online, ma semplicemente perché mappava già quindi era già dentro senza il pezzo di carta, ma nel mio caso è un asso nella manica che non possiedo, quindi se lo faccio lo devo fare dal vivo.
5) Questo punto è l’unico che non implica urgenza. A tutti gli effetti espande la scelta di ingegneria e cerca di ottimizzare alcune altre micro scelte della stessa sfera, come ad esempio farsi il curriculum già in triennale nell’ottica di un specifico ramo di magistrale biomedica.
A prescindere dal nome dei 4 curriculum, teniamo presente nel bene e nel male le 3 sfere lavorative: sviluppo/specialist-manageriale/clinico-ospedaliero/
Pur non escludendo alcuna, diciamo che potrei essere meno interessato a quello clinico ... e più interessato allo sviluppo e allo specialist (di cui la posizione manageriale la vedo un po’ come una promozione, ma se possibile da subito, ben venga.)
Ecco, nell’ottica di aver ristretto l’interesse a questi due ambiti, come potrei giocarmi la triennale a livello di strutturare gli esami per favorire la formazione rispetto a questi due???
Lo so, ingegneria non è vincolante. E’ interscambiabile e tutto il resto, ma se volessi ottimizzare questo aspetto, come me la potrei giocare al di fuori della gestione tirocinio-crediti liberi?
Una assumption dalla quale parto e che esporrò volutamente in modo un po’ esagerato è che “non ha senso” fare biomedica+biomedica, ma piuttosto elettronica e magistrale biomedica. Queste due darebbero sia una vantaggio lavorativo se prese singolarmente (ciu is megl che oan), sia consoliderebbero la “punta” e andrebbero a colmare una parte degli esami che sarebbero utili al percorso, ma che biomedica+biomedica non darebbe.
Mentre se dovessi conoscere in empirico di poter fare soltanto una triennale, andrei sicuramente a considerare triennale biomedica per un discorso di piacere e affinità.
6) Qua non si tratta di una vera domanda, ma piuttosto di aspetti che potrebbero far sbilanciare la bilancia e vi pregherei di dirmene qualcuno di questi.
Ho la vaga sensazione che non sia solo hate e quit rage, ma ahimè un discorso che diventa sempre più tangibile e non mi riferisco all’eterno “non in Italia”, ma a una questione più ampia, quella che la triennale di ingegneria sia, forzando un po’ il confronto, come i diplomi di una volta. :cry:
“Con la triennale sei segato”, “non puoi fare carriera”, “nuova schiavitù”, “non cresci”, “2k in eterno”, “sai ma non sai”, “guadagni quanto un operaio specializzato”, “eh no, ma dipende da te”.
Ma poi è ovvio che dipenda da me, ma non si può nemmeno scaricare tutto il lato oscuro di un ambito esclusivamente su come uno se la gioca. Ecco, se ci sono lati negativi, DEVONO emergere.Mi sono un po' allungato ma ci tenevo a spiegarvi la mia situazione e le non poche difficoltà per la scelta finale.
P.S. Per la cronaca, il politecnico sarebbe quello di Torino.
Ultima modifica di Antonio Dumitru il lunedì 9 agosto 2021, 21:38, modificato 4 volte in totale.
By GiannaBio
#1095
Ciao Antonio,

sono Gianna. Ho letto il tuo post con interesse, perché era la prima volta che sentivo parlare della laurea in Audioprotesi.
Faccio dunque una breve premessa, io sono laureata in ingegneria biomedica e lavoro nell'ambito dell'automazione di laboratorio. Le mie competenze sull'argomento di tuo interesse, sono abbastanza limitate purtroppo.

Hai toccato vari punti nel tuo messaggio e proverò ad essere sintetica nel risponderti:

1 - Sembra che tu abbia già un'idea di su cosa vorresti focalizzare la tua carriera (Il lavoro per le ditte che producono strumenti per la branca dei dispositivi per l'udito o lavorare per le ditte di impianti cocleari.--> Questo è molto buono, perchè da già un'indicazione di dove muoverti
2 - La paura che arrivino device da colossi multinazionali che abbattano il mercato dei dispositivi di supporto audio --> Personalmente non credo che audioprotesi o impianti cocleari potranno mai essere "declassati" dall'essere dispositivi medici. Se anche arrivassero delle multinazionali nel setore , qualora tu fossi ormai un tecnico specializzato, o un product specialist con esperienza, penso che potresti rivendertialle aziende in questione tranquillamente.
3 - Possibilità di percorsi di studio per agevolare la crescita di carriera in questo senso. Stai valutando un master (a pagamento), un corso in azienda, l'iscrizione al corso di audiometria (18 mesi) o l'iscrizione alla ingegneria biomedica (min 3 anni). --> Considerato il tuo storico, e soprattutto il fatto che stai già conseguendo una laurea in audioprotesi e hai possibilità di lavorare, e che hai le idee abbastanza chiare sul settore su cui vuoi sviluppare la tua carriera, io personalmente (sottolineo personalmente, perchè è come agirei io, non è detto che sia la strada giusta) non tornerei su ingegneria, ma considererei audiometria e il master (soprattutto se quest'ultimo con inserimento nel lavoro). Non so onestamente quanto possa aggiungere una laurea in ingegneria biomedica al know how che ti serve, rispetto a corsi o master specifici. Hai provato a dare un occhio ai piani di studio per capire se ne vale la pena e ti possono servire?
La triennale inoltre, almeno al Politecnico di Torino (può variare da città a città), non è molto flessibile in termini di scelta dei corsi. Qui trovi il piano didattico della triennale in Ingegneria Biomedica di Torino . Come vedi molti corsi sono generici di ingegneria, soprattutto per i primi due anni. Nel terzo hai 12 crediti liberi fra cui scegliere.
Se poi ti interessa in generale la laurea in Ingegneria Biomedica (non solo per il settore specifico in cui vuoi lavorare, ma perchè proprio ti interessano e affascinano i dispositivi medici o le protesi ad esempio), allora ha senso. Ti consiglierei però di consultare bene la pagina del piano di studi dell'Università che vorresti frequentare così da assicurarti che la strada che stai scegliendo sia quella che ti aspetti.

Ps: nessuna rabbia per l'affermazione che la triennale equivalga ad un diploma o poco più. Lo capisco e, almeno all'inizio, appena conseguita può sembrare così. Quello che personalmente ho notato, di positivo, è che nello sviluppo di carriera i laureati sono tendenzialmente quelli che hanno più possibilità di crescere (e assumere anche ruoli manageriali). Naturalmente non è una verità assoluta ma la mia statistica personale è positiva al riguardo ;)

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